Locandina Fango e Gloria – La Grande Guerra

Fango e Gloria – La Grande Guerra

Un film di Leonardo Tiberi - Con Eugenio Franceschini, Valentina Corti, Domenico Fortunato, Francesco Martino.
Titolo originale id. Drammatico, durata 90 min., colore - Italia, 2014 - Cinecittà Luce
Al momento non in programmazione

Prima Guerra Mondiale. Mario, figlio della borghesia di provincia, è convinto che l’Italia non entrerà nel conflitto, e frequenta l’amico donnaiolo Emilio e la fidanzata Agnese convinto che tutti e tre invecchieranno insieme nella quiete dell’Emilia Romagna. Invece sia Mario che Emilio vengono arruolati e mandati al fronte, dove combatteranno sperando di tornare a casa vivi.
È un curioso esperimento cinematografico, il docu-film Fango e gloria, che collega immagini di repertorio tratte dagli archivi dell’Istituto Luce con sequenze di fiction che raccontano ciò che potrebbe nascondersi dietro ogni milite ignoto, irriconoscibile quando ne viene recuperato il cadavere, e invece ricco di storia, speranze ed affetti prima di incontrare la propria sorte fatale. L’esperimento è solo in parte riuscito: da un lato ci sono le immagini di archivio, brillantemente montate e musicate, colorizzate in un modo rispettoso e coerente con l’epoca che raccontano (“come le bicromie di inizio secolo”, dice il regista Leonardo Tiberi), che restituiscono al nostro sguardo quella guerra sporca e sfiancante, il freddo, la paura negli occhi dei soldati, l’orrore dei cadaveri sparpagliati, la stanchezza delle marce e l’umiliazione delle ritirate, ma anche le carovane degli sfollati, le donne al lavoro nell’industria bellica, le parate, i funerali di Stato.
Questa parte è magnifica, commovente, ricca di ricordi, e accompagnata da un buon monologo narrante che accosta il passato al presente e rende attuali eventi altrimenti confinati ai libri di storia. Persino l’azzardo più rischioso, quello di aggiungere effetti sonori e abbozzi di dialogo messi in bocca a chi, nei filmati di repertorio, parla guardando in camera, funzionano, aiutando a ricreare un mondo e un’epoca consegnati cinematograficamente al silenzio. Dall’altra gli intermezzi narrativi, più vicini alle ricostruzioni di certi programmi televisivi di divulgazione storica che alla Settima arte, non sono all’altezza della drammaticità dei contenuti d’archivio, e sono funestati dalla recitazione rigida (con tanto di affettato accento romagnolo) di Eugenio Franceschini nei panni del protagonista, nonché da alcuni anacronismi (la scelta di un vestito rosso che dovrebbe far risaltare la carnagione di Agnese in una foto in bianco e nero; un soldato che, a inizio secolo scorso, afferma di essere “nato pronto”).
Resta da chiedersi se l’aggiunta di questi intermezzi narrativi renderà il film più appetibile alle scolaresche, per le quali potrebbe diventare un’utile lezione di storia, o se invece non sarebbe stato meglio lasciar parlare (con l’accompagnamento della sola voce fuori campo come “io narrante”) le immagini del Luce, così profondamente evocative e così sapientemente “attualizzate”.