Locandina Il nemico invisibile

Il nemico invisibile

Un film di Paul Schrader - Con Nicolas Cage, Anton Yelchin, Alexander Karim, Irène Jacob, Aymen Hamdouchi.
Titolo originale Dying of the light. Drammatico, durata 95 min., colore - USA, 2014 - Barter Multimedia
Al momento non in programmazione

Evan Lake è stato torturato, in un passato non troppo recente, dal fondamentalista musulmano Muhammad Banir. Nel momento in cui viene forzatamente rimosso dall’incarico di analista della Cia per l’insorgere, ormai non più controllabile, di una forma di demenza senile, Evan fa una scoperta. Viene cioè a sapere che Banir è vivo ma soffre di una grave talassemia che lo rende dipendente da costose cure che gli vengono inviate illegalmente da uno specialista rumeno. Lake, con l’aiuto del giovane Milton Schultz, decide di vendicarsi di quanto subito in passato.
Le cronache provenienti da Hollywood ci informano che Paul Schrader (che è anche sceneggiatore del film), Nicolas Winding Refn (produttore esecutivo) e gli attori Nicolas Cage e Anton Yelchin hanno disconosciuto la copia distribuita dalla produzione in quanto non conforme alle loro intenzioni. Questa presa di posizione può incuriosire il cinefilo attento che si trova di fronte a un’opera che conserva gli elementi narrativi che sono propri di Schrader ma che ne tradisce, sia sul piano del contenuto che su quello della forma, l’estetica di base. Ciò avviene quando, una volta tanto, i titolisti del nostro Paese avevano centrato in pieno il nucleo essenziale di un film che sembra essere l’ennesima opera sul terrorismo islamico, che sa come nascondersi abilmente, ma è fondamentalmente orientata a trattare di un odio insanabile a cui il nemico invisibile della malattia pone dei limiti contro cui non c’è arma o strategia che possa trionfare.
Siamo invece di fronte a un film che avrà fatto la gioia degli aderenti al Tea Party (la corrente estremista del Partito Repubblicano) grazie alla rappresentazione di una CIA che ha ormai le mani legate dalla presidenza democratica mentre avrebbe dei valori da sostenere e difendere. Quasi che le menzogne, le intercettazioni, i water boarding, le autorizzazioni ai ‘trasferimenti’ di sospetti in territori in cui poter applicare la tortura non fossero mai avvenuti. L’interessante conflitto interiore che dilania il protagonista, vittima di una progressiva ma randomizzata dissoluzione della memoria, è materia che a Schrader non poteva non accendere la creatività. Una creatività che viene incenerita da questo peana fuori misura.